Dal Libro "Il peccato veniale" di don Andrea Beltrami, salesiano avviato agli onori degli Altari, citassi qui alcuni esempi riguardo al Purgatorio.
Un religioso francescano apparve ad un confratello lamentandosi perchè da molto tempo più non lo suffragava. Si scusò questi dicendo che lo pensava in Cielo da molto tempo. Un grido lamentevole diede allora il defunto e disse tre volte: Nessun può credere, nessun può credere, nessun può credere quanto minuzioso sia il Giudizio di Dio e quanto severa la punizione della Sua Giustizia.
Verso il 1850 a Foligno una suora morta in concetto di santità venne a chieder suffragi e mentre diceva: Ahi, quanto soffro! toccò colla palma della mano una porta del convento e vi lasciò impressa l'impronta d'essa come se fosse stata di ferro arroventato, riempiendo la stanza di fumo per il legno bruciato. La porta si conserva pur ora.
Un religioso francescano comparve a un domenicano dicendogli: Niente vi è sulla terra che possa dare un'idea delle mie pene! - E per dargliene una prova stese la mano su una tavola che tosto andò come in fiamme e vi rimase fonda la impronta carbonizzata.
Un domenicano polacco vide un dì, mentre pregava per i defunti, un'anima purgante che era come un carbone in mezzo ad una fornace ardente. Il religioso la interrogò se quel fuoco del Purgatorio era più penetrante che quello della terra. Quell'anima rispose: Ahimè! tutto il fuoco della terra, paragonato a quello del Purgatorio, è come un soffio-d'aria freschissima! - Riprese a dire il religioso: Vorrei farne una prova, a patto che ciò giovasse a farmi scontare un po' del Purgatorio che mi toccherà fare. - Ma l'anima replicò: Nessun mortale potrebbe sopportarne la minima parte, senza morire all'istante, se Dio non lo sostiene. Se vuoi convincerti, stendi la mano. - Senza temere il religioso stese la mano e l'anima del Purgatorio vi lasciò cader sopra una sola goccia del suo sudore. Subito il religioso stramazzò al suolo con grida acute di spasimo. La goccia gli aveva forata la mano lasciandovi una gran piaga profonda. Una anno intero penò fra spasimi tremendi causa quella piaga e poi morì, mentre quel fatto, divenuto notorio, rianimò il fervore di tutti i monasteri di quelle contrade.
II ven. Bernardino da Busto racconta che un suo fratellino morto a otto anni, dovette scontare in Purgatorio le mancanze di devozione nelle sue preghiere del mattino e della sera. E il venerabile lo sentì spesso recitarle con gran fervore proprio lì dove da vivo le aveva dette con distrazione.
Nella storia dell'Ordine Cistercense si legge che una suora disse, senza necessità, qualche parolina, sia pur sottovoce, in coro durante l'Uffizio; e un religioso perchè non aveva chinato il capo al Gloria Patri, come era regola. E comparvero cinti di fiamme a chieder aiuto ai confratelli.
Al grande San Martino comparve Vitalina, per la quale egli alla sepoltura non aveva voluto dir il requiem bensì il gloria, tanto era nota la sua vita virtuosa, ed essa gli disse di essere in Purgatorio perchè un venerdì si era acconciata i capelli, contrariamente alla regola che lo vietava, essendo il dì della morte del Salvatore.
Un domenicano di gran pietà fu punito atrocemente per il soverchio amore che aveva avuto per i suoi scritti; e un cappuccino per aver consumato, come cuoco del convento, un po' di legna più del bisogno.
San Pier Damiani dice che san Severino, Vescovo di Colonia, dovette scontare in Purgatorio la lieve mancanza di aver anticipato senza bisogno la recita del Breviario.
Un santo religioso seppe dal suo Angelo Custode che doveva presto morire e rimaner in Purgatorio solo finchè gli avessero detta una santa Messa di suffragio. Egli allora se la fece prometter da un Confratello. E quando preso dopo quel religioso morì, subito corse a celebrare per lui. Dopo Messa in sacrestia gli apparve il defunto raggiante di gioia che andava in Cielo, ma gli mosse un dolce lamento chè lo aveva lasciato un anno in Purgatorio prima di dirgli la Messa che gli aveva promesso. - Ti inganni, riprese egli, appena spirato eri e io venni tosto a celebrare per te. II tuo corpo morto è ancor caldo - Ohimè! - disse allora il defunto - come son spaventevoli le pene del Purgatorio! Un'ora sola mi è parsa un anno!
Il gran Papa Innocenzo terzo famoso per opere di zelo meraviglioso, apparve a santa Lutgarda dopo morto, e di tra le fiamme le annunciò che il suo purgatorio doveva durare fino al giorno del Giudizio. San Bellarmino diceva di rabbrividire pensando a ciò e diceva che se a un santo Pontefice toccava questo, cosa sarebbe toccato agli altri?
Santa Perpetua mentre era in carcere prima del martirio si vide apparirle il fratellino defunto che ella pensava in Cielo e invece chiedeva il suo aiuto dal Purgatorio. Era morto di una terribile ulcera che gli aveva sfigurato il volto in vita, era morto a sette anni di età; eppure pativa ancora per espiare. Ardeva di sete e gli era vicina una vasca di acqua freschissima, ma coll'orlo più alto che la persona sicchè non poteva giungervi.
Nel Libro del Rossignoli "Meraviglie sul Purgatorio" si legge che un pittore aveva in gioventù dipinto un quadro con delle nudità; ma se ne pentì e per riparare dipinse da allora in poi sempre devote immagini sacre, e l'ultimo quadro fu un gran lavoro che donò alla Chiesa dei Carmelitani che frequentava, affinchè lo suffragassero con Messe dopo la morte. Qualche dì dopo la morte egli apparve a uno di quei religiosi scongiurandolo di recarsi da quella persona che gli aveva commissionato quel quadro osceno, e gli dicesse che lo distruggesse subito, e gli annunciasse anche che Dio gli avrebbe tolto con morte prematura i due figli che aveva, causa dei peccato commesso. II quadro fu tosto bruciato, e anche la predizione si avverò.
Santa Margherita Maria Alacoque, mentre pregava per tre anime del Purgatorio, si sentì chieder da Gesù quale volesse ella per prima liberare. La santa rispose che facesse il Salvatore quanto era di Sua maggior gloria. Ed egli liberò allora quella anima che era di una persona secolare, mentre le altre due eran di persone religiose; e aggiunse che a Lui ispiravano ben poca compassione le persone religiose penanti in Purgatorio, perchè in vita avevano avuto tanti mezzi per raggiungere il Cielo direttamente, e per propria colpa non lo avevano fatto.
La stessa Santa si vide apparire una consorella defunta che le domandava aiuto e deplorava di essersi in vita fatta dispensar con troppa facilità da certi esercizi della vita religiosa.
S. Luigi Bertrando vide apparirgli un religioso circondato di fiamme che lo supplicò a perdonargli una parola pungente dettagli molti anni prima. Quella sola parola gli aveva fatto fare Purgatorio. E chiese una santa Messa per esser liberato.
Una santa Religiosa vide in Purgatorio un povero prete le cui dita erano rose e divorate da ulcere schifosissime, perchè in vita aveva fatto il segno di Croce senza la dovuta devozione.
Il famoso padre Nieremberg della Compagnia di Gesù, tanto devoto delle anime purganti, mentre a Madrid una notte pregava per esse, si vide comparirgli un confratello, il quale, per aver talora parlato del prossimo con poca carità, aveva la lingua di continuo bruciata da un ferro rovente. Ed era stata la sua devozione alla Madonna che gli aveva ottenuto di apparir per chiedere aiuto.
Un abate benedettino fu condannato ad acerbo purgatorio perchè era stato di uno zelo troppo austero con i suoi monaci, che lui voleva tutti santi e perfetti insistendo con eccessiva severità. E comparve a Santa Lutgarda, sua penitente in vita, chiedendo aiuto. E la santa si flagellò e pregò e fece gran penitenze per lui. Ma con tutto ciò per molto tempo non riuscì a liberarlo. Solo quando ella offrì infine se stessa come vittima di espiazione, solo allora il monaco fu liberato e le annunciò che ben undici anni ancora avrebbe egli dovuto star in Purgatorio se ella non l'avesse aiutato.
Il beato Stefano, francescano, che soleva passar ogni notte lunghe ore davanti al SS. Sacramento, vide una volta seduto in coro un religioso incapucciato e gli chiese chi era. "Sono un religioso di questo monastero - rispose egli - condannato dalla Divina Giustizia a fare qui il mio Purgatorio per le imperfezioni commesse qui nella recita del Divino Uffizio". Il beato Stefano allora cominciò a pregar per lui e vide che ne aveva molto sollievo, e per molte notti avvenne questo, finchè una volta, dopo la recita del De profundis con gran gioia egli partì, chè la prova era finita.
Narra santa Margherita M. Alacoque: "Una volta vidi in visione una religiosa morta da un pezzo, e mi disse che soffriva tantissimo in Purgatorio, e per di più da un po' di tempo la Giustizia di Dio le aveva inflitto una pena incomparabile: la vista cioè di una sua parente precipitata nell'inferno. Dopo tal visione avuta in sogno mi svegliai ma così afflitta e con tali pene, da parermi che quell'anima mi avesse impresso le sue; e il corpo lo sentivo così rotto che potevo appena muoverlo. Io ne facevo poco conto di quel che credevo un sogno, ma quell'anima mi forzò a pensar ad essa, pressandomi così fortemente, che proprio non mi dava riposo, dicendomi di continuo: Pregate il Signore per me! OffriteGli i vostri patimenti, uniti a quelli di Gesù Cristo, per sollevare i miei. Datemi il merito di tutto quello che farete fino al primo venerdì di maggio, in cui vi comunicherete per me. E io feci così, col permesso della mia Superiora. Ma la mia pena aumentò tanto; che mi opprimeva senza lasciarmi prender alcun sollievo. La Superiora perciò mi fece andare a letto a prendere un po' di riposo. Ma appena vi fui, vidi l'infelice accanto a me che mi diceva: Eccoti nel tuo letto ben comoda! guarda me invece coricata in un letto di fiamme; ove soffro mali intollerabili! - E mi dava a vedere quell'orribile letto, che mi fa fremere ogni volta che ci penso. Infatti la parte di sopra di esso era formata di punte acute, tutte infuocate, che le entravano nelle carni; e mi diceva che ciò era per cagione della sua pigrizia e negligenza avuta nella osservanza delle regole, e per le sue infedeltà verso Dio... "Mi straziano il cuore con pettini di ferro ardenti - diceva poi - e questo è il mio più crudele dolore: e questo è a punizione dei pensieri di mormorazione e di disapprovazione, in cui mi sono trattenuta contro i miei Superiori. La mia lingua è mangiata da vermi, e ciò in punizione delle mie parole contro la carità; e per i mancamenti all'osservanza del silenzio, ecco, vedi la mia bocca interamente ulcerata da piaghe! Ah, vorrei bene che tutte le anime consacrate a Dio mi vedessero in questi terribili tormenti! Se potessi far loro sentire la grandezza delle mie pene e quelle preparate a tutti coloro che vivono negligentemente nella loro vocazione, oh, senza dubbio esse camminerebbero con un ardore ben diverso nell'esatta osservanza delle loro regole, e si guarderebbero bene dal cadere nei difetti che ora fan me tanto soffrire! - Tutto ciò mi eccitava al pianto, e le monache, credendo che io avessi male, mi volevan dare dei rimedi, ma allora quell'anima mi disse: - Si pensa bene a sollevare i tuoi mali; nessuno invece pensava sollevare i miei! Ohimè! Eppure un giorno di esatto silenzio di tutto il Monastero guarirebbe la mia bocca ulcerata! Un altro giorno passato nelle pratiche della carità, senza commettere alcun fallo, medicherebbe la mia lingua piagata! Un terzo giorno passato senza fare la minima mormorazione nè critica contro il prossimo, guarirebbe il mio cuore straziato!" - Quell'anima, dopo che le fu applicata la Comunione ch'io feci per lei, mi disse che i suoi orribili tormenti erano ben diminuiti, anche perchè aveva avuto la applicazione di una Messa in onore della Passione; ma aggiunse che doveva però rimanere ancora a lungo nel Purgatorio, e patirvi le pene riserbate alle anime negligenti nel servizio di Dio. Così scrisse la Santa.
Il di lei Padre spirituale, il beato Claudio de la Colombiere, gesuita, dovette stare in Purgatorio fino al momento della sepoltura del suo corpo, e ciò per qualche negligenza sua nel fare atti di amor a Dio.
Le sante compagne di Teresa d'Avila, Dottore di Santa Chiesa e Riformatrice del Carmelo, quasi tutte dovettero fare un po' di Purgatorio. E nelle moltissime visioni che la Santa ebbe sulla sorte futura delle anime, tre sole Ella dice di averne visto volare direttamente in Cielo. Una era del gran penitente San Pietro d'Alcantara, celebre per le sue mortificazioni. Eppure a quei tempi vivevano persone molto illustri per santità!
Santa Geltrude vide un giorno il demonio che con gran cura raccoglieva i fiocchi di lana che le suore del Monastero lasciavan cadere nel filare; e comprese che sarebbero stati tutti presenti al tribunale di Dio, come difetti contro la povertà da espiare in Purgatorio.
Sant'Alfonso racconta che un monaco non teneva conto dei pezzetti di pane avanzato a mensa e in morte si vide venirgli innanzi il diavolo con un sacco che li conteneva tutti e disse: Ci rivedremo tra breve al Tribunale di Dio! Questi tozzi di pane saran tanti carboni ardenti nel tuo purgatorio!
Dal libro "Le Divine parole" di P. Augusto Saudreau O.P.
Nostro Signore fece conoscere a Margherita da Cortona che i di lei genitori eran usciti dal Purgatorio. "Rallegrati, figlia, le disse, perchè ora tua madre fu liberata dal Purgatorio ove stette dieci anni". Riguardo al padre della Santa, le disse: "Ti annuncio che tuo padre, per cui mi pregasti con tanta istanza, è uscito dal Purgatorio. Non aver inquietudine riguardo alla sua vita passata, che tu conosci; perchè le pene del Purgatorio son di varie specie, ed egli ha sofferto le più afflittive, perchè volevo liberarlo più presto purificandolo più terribilmente". - "Riguardo ai tre defunti per cui mi pregasti con insistenza, ti dirò che non sono dannati, contrariamente alla opinione di quelli che li giudicano. Però essi debbono sopportare supplizi così spaventosi, che, se non fossero visitati dagli angeli, si crederebbero dannati, tanto si trovano vicini a quelli che lo sono. Per questo i loro eredi dovrebbero celebrare un grande anniversario, contribuendo largamente alla costruzione del nuovo oratorio del B. Francesco, affinchè le lacrime che vi si verranno a versare mitighino le pene che quelli incorsero per l'ingiustizia del loro commercio. Per questo peccato la Mia Giustizia, esigerebbe ch'essi la subissero sin alla fin del mondo; nondimeno, in grazia delle tue preghiere, essi non vi resteranno che vent'anni. Compiuto questo tempo, la Madre Mia li libererà e li introdurrà nella eterna Gloria".
Pregava un dì suor Matilde per un curato che era morto di recente. Ella vide la sua anima rivestita di una grande dignità, però ancora in attesa della gloria del Cielo. Gli chiese il perchè di quella dignità, ed egli rispose: "Perchè amavo la solitudine e pregavo il Signore con gran rispetto". Domandò ancora Matilde: "E perchè non ve ne siete subito volato cogli angioli?" - Rispose egli allora: "La gloria che io devo ricevere perchè vissi puramente nello stato clericale è così grande che io non vi posso ancor pervenire".
Santa Brigida, pregava per un vecchio sacerdote eremita di gran virtù, la cui salma, già portata in chiesa, aspettava la sepoltura. La Santissima Vergine le apparve e le disse: "Sappi, figlia mia, che l'anima di questo eremita, amico mio, sarebbe entrata in Cielo subito dopo la sua morte, se avesse avuto nel morire un perfetto desiderio di vedere e possedere Iddio. Questo fa sì che egli sia or trattenuto nel Purgatorio di desiderio ove non vi è altra pena che il desiderare di giungere a Dio; ma prima che il suo corpo sia nella tomba, l'anima sua sarà in Cielo".
S. Brigida vide un Re che era in Purgatorio; alla sua sinistra stava un demonio e alla sua destra un angelo. Si fece udire la voce del Giudice che diceva: "Tu o demonio non puoi avere quest'anima, a motivo del suo splendore, e tu, o angelo, non la puoi toccare, a motivo della sua impurità. Il giudizio vuole che tu, demonio, la purifichi, e che tu, angelo, la consoli, finchè sia giunta alla gloria eterna. E a te, o anima, è permesso di guardare l'angelo e di prendere consolazione da lui. Tu parteciperai al Sangue di Gesù Cristo, alle preghiere della Madre Sua e della Chiesa". E la Santa vide il demonio torturare orribilmente quell'anima e rinfacciarle i suoi peccati, ma la anima sollevava gli occhi verso l'angelo, non dicendo nulla ma indicando col suo atteggiamento ch'ella era consolata da Lui e che presto ella sarebbe stata liberata dalle sue pene.
Santa Geltrude pregava per frate Ermanno, converso, morto di recente. Essendole stata mostrata quest'anima, che era in Purgatorio, ella le domandò: "Per quale motivo, per quale mancanza soffrite voi di più?" - ed egli: "Per la mia volontà propria: anche quando facevo del bene, preferivo farlo di mia testa anzichè seguire il parere altrui. Io ne soffro adesso una così gran pena che, se si riunissero tutte le pene che opprimono il cuore di tutti gli uomini, non vi sarebbe nulla di simile a quello che io soffro!" - Geltrude allora prese a recitare il Padre nostro per lui, e giunta essa alle parole "perdonateci i nostri debiti come noi li rimettiamo tali peccati" quella anima prese un'aria piena di ansietà e disse: "Quando ero nel mondo, peccai molto per non aver facilmente perdonato a quelli che avevano agito contro di me: serbavo per molto tempo un contegno serio con loro, e adesso, quando sento quelle parole, io soffro una vergogna intollerabile e piena di ansietà". Offrendosi per quest'anima il santo sacrifizio, parve che ella ne fosse meravigliosamente allietata e glorificata. Geltrude chiese allora al Signore: "Quest'anima ha ora soddisfatto a tutto ciò che doveva soffrire?" Rispose il Signore: "Ha soddisfatto di più di quel che potresti tu ed altri pensare, tuttavia non è talmente purificata da poter essere ammessa a godere la mia presenza. Ma la sua consolazione e il suo sollievo vanno ora sempre più crescendo a misura che si prega per lei. Nondimeno le vostre preghiere non possono soccorrerla tanto prontamente quanto invece lo farebbero se ella non avesse commesso in vita quella mancanza di mostrarsi dura e inesorabile e di non piegare la sua volontà a quella altrui, non volendo ammettere quello che essa non aveva nella volontà sua".
Apparve a santa Geltrude una defunta che aveva agli orecchi una dura cartilagine che bisognava raspare duramente con le unghie fino a che non fosse scomparsa. Ciò era in pena di avere essa ascoltato le mormorazioni e le maldicenze. Di più ella aveva la bocca internamente ricoperta d'una pelle spessa che le impediva di gustare le dolcezze divine; e questo ella lo soffriva per aver detto qualche maldicenza. Intorno alla qual cosa Geltrude ricevette dal Signore questa istruzione: "Se quest'anima, che si era resa di ciò colpevole per semplicità, e se ne era sovente pentita, aveva meritato tali castighi, quelli che commettono la medesima colpa con persistenza soffrono assai di più; per loro quella pelle è guarnita di piccole punte che li pungono dalla lingua al palato e dal palato alla lingua, li lacerano dolorosamente e producono una detestabile marcia".
Suor Matilde pregava per l'anima di una persona che era stata uccisa, come viveva, nel peccato. Nostro Signore disse alla Sua Serva: "Sette anni di digiuni, e sette quarantene non sarebbero che una goccia d'acqua in un gran fuoco. Costui starà trent'anni senza nulla ottenere da me, perchè per un orgoglio insensato, egli ha perduta la vita trent'anni prima del termine che gli era stato assegnato; bisogna che egli mi paghi codesti anni nelle pene!" Chiese allora Matilde: "E come si salvò egli?" Gesù rispose: "Quando egli udiva la mia parola, era commosso e sospirava; io lo ricompensai permettendo che nei suoi ultimi momenti sospirasse pe' suoi peccati.
Santa Veronica Giuliani parla nel suo Diario di "anime scordate" alle quali il Signore non applica, per un certo tempo nè le preghiere della Chiesa nè quei suffragi che per loro fan parenti o amici. Anche santa Geltrude aveva saputo che quando un'anima è in Purgatorio per avere commesso certe colpe numerose e gravissime, ella non può essere aiutata dai suffragi comuni della Chiesa, e per un tempo fissato dalla Giustizia di Dio ella non riceve quella continua rugiada, quel balsamo pieno di soavità, quella rinfrescante bevanda. La Santa aveva ottenuto che un'anima che le si raccomandava e che era in tal condizione, fosse subito liberata da tale ostacolo. Ella Chiese al Signore con quali travagli e con quali preci si poteva ottener a queste anime sì disgraziate siffatta grazia; e Gesù rispose: "Tu non puoi fare alcun lavoro, nè alcuna preghiera che possa recare all'anima sì potente soccorso, perchè ciò non può ottenersi tutto ad un tratto se non per effetto di un amore simile a quello che hai provato or ora. Ebbene: questo è un favore che non si può avere, salvo che io non lo dia. Parimenti un tal soccorso non può essere accordato ad un'anima dopo la morte, salvo che ella non lo abbia meritato, per una grazia speciale, in questa vita. Sappi però che una tal pena può essere, a lungo andare, sollevata mediante preci e buone opere compiute con fedeltà dagli amici di questa anima. Questo tempo è più o meno lungo, a seconda che i suoi amici vi mettano per lei più devozione e più amore, e anche secondo quant'ella meritò ciò durante la vita".
Maria Giuseppa Kumi, in un tempo in cui era in preda a prove spaventevoli, udì queste superne parole: "L'uomo deve piuttosto desiderare di restar sopra la terra con tutte le calamità, al fine di purificarvisi, anzichè passare un sol giorno nelle fiamme del Purgatorio".
Essendo morta nel Monastero di Hefta una novizia ferventissima, santa Geltrude la vide come una vergine che andava a presentarsi al suo sposo, e il Signore presso di lei, che per virtù delle sue cinque Piaghe dava a quell'anima gioie dolcissime e la consolava con ogni sorta di carezze. Nondimeno la defunta appariva triste, e se ne meravigliava Geltrude. Ma il Signore le disse: - Or ella dalla mia presenza non riceve che le dolcezze della mia Umanità, che non possono pienamente consolarla. Con ciò io la ricompenso della devozione ch'ella ebbe per la mia Passione nei suoi ultimi momenti; ma quando ella sarà poi pienamente purificata delle negligenze della sua vita passata, allora godrà della presenza della mia Divinità e la gioia che ne riceverà, la consolerà senza riserva". Chiese poi Geltrude: "Come mai le negligenze della sua vita passata non furono tutte riparate dalla devozione che ella manifestò negli ultimi istanti?"' Gesù rispose: "Quando un uomo giunge all'estremo per la perdita delle sue forze, il suo mondo ordinario di vivere continua in certo qual modo sino alla fine, perchè egli non ha più la forza, ma solo la volontà. Se per un effetto della mia gratuita Bontà, io gli do allora una buona volontà, un desiderio pio, egli ne ha ben il profitto, ma però non a tal punto da cancellare tutte le macchie delle negligenze passate, come avrebbe potuto verificarsi se nella pienezza della sua salute e delle sue forze egli avesse posta tutta la sua buona volontà per riformarsi". Chiese poi la Santa: "La vostra così tenera misericordia, o Signore, non potrebbe assolvere da tutte le sue negligenze quest'anima, a cui fin dalla sua infanzia Voi avevate dato un cuore affettuoso per tutti e una carità così benevola?" Rispose il Signore: "Io ricompenserò con sovrabbondanza l'affetto del suo cuore e la sua carità grande, però in forza della Mia Giustizia è dopo che sia cancellata ogni minima macchia di negligenza! E il Signore, facendo una carezza alla novizia, aggiunse: "Questa mia sposa è su questo punto perfettamente d'accordo colla Mia Giustizia. E allorchè essa sarà purificata, la gloria della Mia Divinità saprà ben ricompensarla!"
Francesca della Madre di Dio pregava intensamente per una suora del suo convento, che ella vedeva soffrire in Purgatorio. Nostro Signore le fece vedere che aveva una cura speciale della sua liberazione, ispirando a molte persone di recitar preghiere e far buone opere per lei. E stimolava Francesca perchè pur lei facesse per la defunta lunghe discipline e portasse il cilizio. E le disse: "Io sono fedele; e siccome ella ebbe cura di onorarmi durante la sua vita, così io adesso ho cura di lei". Il dì seguente aggiunse: "Mi si offra tutto quello che si desidera fare per lei e io lo riceverò e glielo applicherò come se fosse compiuto di fatto". Qualche tempo dopo, alle replicate istanze di Francesca, Nostro Signore disse: "Io sono santo e la mia santità non può soffrire alcuna impurità. Io ho maggior desiderio di liberarla che non ne abbiate voi e lei stessa; ma bisogna che si compia la mia ordinazione. Io eccito a pregare per lei. E Francesca vedeva questo divin Salvatore come un gran Re che distribuisce ed applica tutti i suoi propri meriti e le opere buone che si fanno per ciascuna delle anime purganti secondo la fedeltà che Gli prestarono quando erano sulla terra. Vedeva altresì che Nostro Signore ha un così grande amore per quelle povere anime che, quando si prega per loro, ciò gli procura una singolare contentezza.
Disse un dì il Salvatore a S. Margherita da Cortona: "Fa' sapere ai Frati Minori che si ricordino delle Anime del Purgatorio! Sono esse così numerose che appena si può crederlo; e, purtroppo, sono esse assai poco soccorse dai loro amici, e di' ai tuoi Confratelli che i religiosi che si immischiano negli affari del secolo, in Purgatorio soffriranno dei grandi supplizi".
Venne a morire una persona che durante la sua vita aveva pregato molto per le anime del Purgatorio, ma che per fragilità umana era stata negligente nell'obbedienza, preferendo a questa virtù le austerità. S. Geltrude la vide fregiata di vari ornamenti, ma con un carico di pietre così pesante che ci vollero parecchie persone per condurla davanti al Signore. Quelle conduttrici - fu detto alla Santa - erano le anime che ella aveva liberato dal Purgatorio; quegli ornamenti erano le preghiere che aveva fatto per esse; e le pietre così pesanti eran le sue colpe di disobbedienza. Disse allora il Signore: "Queste anime, spinte dalla riconoscenza, non mi lasciano farla passare per il Purgatorio ordinario, però bisogna pure che ella sia purificata delle sue colpe di disobbedienza e di suo proprio giudizio".
Al fine di eccitare lo zelo di S. Geltrude in favore delle anime del Purgatorio, il Signore le disse: "Supponi un Re che ritenesse in prigione alcuni dei suoi più grandi amici e che li rimetterebbe volentieri in libertà se la giustizia non glielo impedisse; spinto dal desiderio della loro liberazione e, vedendo che da se stessi non possono contribuirvi, supponi che questo Re accettasse con gioia che qualcuno pagasse, con oro o argento o in altro modo, ciò che fosse necessario per il saldo del loro debito. Ebbene: in questo modo io accetto tutto ciò che mi vien offerto per la liberazione delle anime che riscattai col mio prezioso Sangue; allora io ho l'occasione di liberarle dalle loro pene e di condurle alle gioie che son loro preparate da tutta l'eternità". Chiese poi Geltrude: "Quanto Vi è gradita, o Signore, la pratica devota della recita del Salterio in uso qui?" Egli rispose: "Essa mi è così accetta come se, coi loro denaro, riscattassero me stesso dalla schiavitù, ogni volta che un'anima è liberata dalle loro preghiere. E certissimamente io ciò glielo contraccambierò a tempo opportuno nella misura che comporta la Onnipotenza della Mia liberale Bontà".
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(tantissimo altro su: http://www.preghiereagesuemaria.it/libri/i%20nostri%20cari%20e%20il%20purgatorio.htm)