giovedì 1 dicembre 2011

GESU’ PARLA A UN SACERDOTE DEI SACERDOTI

Dettati di Gesù a Padre Courtois,
Sacerdote francese salito alla Casa del Padre nella seconda metà del 1900

CIÒ CHE MI ASPETTO DA COLORO CHE HO SCELTO

"Quanto vorrei che sacerdoti e religiosi non cercassero al di fuori di me il segreto dell'unica, vera, profonda fecondità!
In me dimora la potenza. Inseritevi in me e vi farò partecipare a questa potenza.
Con poche parole, proietterete luce.
Con pochi gesti, aprirete le strade alla mia grazia. Con pochi sacrifici, sarete il sale che risana il mondo. Con poche preghiere, sarete il lievito che fa fermentare la pasta umana.
Ti ho concesso una grazia speciale, per incoraggiare i miei sacerdoti a trovare nel contatto intimo con me il segreto di un sacerdozio felice e fecondo. Offrili spesso a me e unisciti alla mia preghiera per loro. Dipende in gran parte da essi la vitalità della mia Chiesa sulla terra e l'assistenza della mia Chiesa del cielo in favore della umanità peregrinante.
Il mondo passa e non si preoccupa di ascoltarmi; ecco il perché di tante vite titubanti e sciupate.
Ma la cosa più dolorosa per il mio cuore e la più nefasta per il mio Regno è che le stesse persone consacra­te, per mancanza di fede, per mancanza di amore non hanno l'orecchio attento verso di me. La mia voce si perde nel deserto. Così, quante vite sacerdotali e religiose rimangono improduttive!
Che il sacerdote non si fidi dei complimenti e dei segni di rispetto tributatigli. L'incenso è il più sottile veleno per un uomo di Chiesa. Si tratta di un eccitante effimero, come molti stupefacenti, e dopo un certo tempo si rischia di rimanere intossicati.
Quanti sacerdoti acidi, amari, scoraggiati, perché non hanno saputo stabilirsi nel piano della redenzione! Io sono pronto a purificarli e a orientarli, se accettano di essere docili all'azione del mio Spirito. È compito tuo presentarmeli, offrirli fraternamente ai raggi del mio amore. Pensa ai sacerdoti giovani, pieni d'ardore aposto­lico e di zelo straripante, che credono di poter riformare la Chiesa senza iniziare a riformare se stessi.
Pensa agli intellettuali, tanto utili, anzi tanto necessari, a condizione che continuino i loro studi e ricerche con grande umiltà, per servire, senza disprezzare nessuno.
Pensa ai sacerdoti in età matura, che credono di aver il pieno possesso di tutti i loro mezzi e sono portati così facilmente a fare a meno di me.
Pensa ai confratelli anziani, esposti alle incomprensio­ni dei giovani, che si sentono superati e spesso messi da parte. Essi si trovano nel periodo più fecondo della loro vita, durante il quale si realizza la rinuncia: essa li santifi­ca nella misura in cui la accettano con amore.
Pensa ai tuoi fratelli moribondi; ottieni loro la fiducia, l'abbandono alla mia misericordia. Le loro colpe, i loro errori, i loro abbagli sono da tanto tempo cancellati. Io non mi ricordo se non dello slancio della loro donazione iniziale, degli sforzi, delle fatiche, delle stanchezze che per me hanno sopportato.
Ho bisognodi sacerdoti, la vita dei quali sia la concreta espressione della mia preghiera, della mia lode, della mia umiltà, della mia carità.
Ho bisognodi sacerdoti che, con delicatezza e rispetto infinito, si preoccupino di scolpire giorno dopo giorno la mia effigie divina sul volto di quanti io affido loro.
Ho bisognodi sacerdoti dediti prima di tutto alle realtà soprannaturali, per animare di esse tutta la vita reale dell'uomo d'oggi.
Ho bisognodi sacerdoti che siano professionisti dello spirituale e non funzionari o fanfaroni; di sacerdoti miti, pieni di benevolenza, pazienti, ricchi anzitutto di spirito di servizio, che non confondano mai l'autorità con l'auto­ritarismo; insomma, di sacerdoti profondamente pieni d'amore, che cerchino una cosa sola e abbiano un solo scopo: che l'Amore sia più amato.
Non credi che posso, in pochi minuti, farti guadagnare diverse ore del tuo lavoro e diverse anime nella tua attivi­tà? Questo bisogna dire al mondo, specie al mondo dei preti, dei quali non si dovrebbe misurare la fecondità spirituale dall'intensità del loro desiderio di produrre, ma dalla disponibilità della loro anima all'azione del mio Spirito.
Ciò che importa ai miei occhi non è leggere molto, parlare molto, fare molto, ma permettermi di agire attra­verso di voi.
Sii certo che se io occupo in una vita di sacerdote, in un cuore di sacerdote, in una preghiera di sacerdote tutto il posto che desidero, allora egli troverà il suo equilibrio, la sua piena realizzazione, la pienezza della sua paternità spirituale.
Quanto è grande e terribile un'anima di sacerdote! Un sacerdote può a tal punto continuare me e attirare verso di me, oppure, ahimè!, deludere e allontanare da me, volendo talvolta attirare a sé.
Un sacerdote senza amore è un corpo senz'anima. Più di ogni altro, il sacerdote dev'essere in balia del mio Spirito, lasciarsi condurre e animare da lui.
Pensa ai sacerdoti caduti, molti dei quali hanno tante scuse: mancanza di formazione, mancanza di ascesi, mancanza di sostegno fraterno e paterno, cattivo uso del­le loro possibilità, donde delusione, scoraggiamento, ten­tazioni e il resto... Non sono mai stati felici, e quante volte hanno provato la nostalgia del divino! Non credi che nel mio cuore io abbia più potenza nel perdonare di quanti non ne abbiano avuta loro nel peccare? Accoglili fraternamente nel tuo pensiero e nella tua preghiera. È anche attraverso di essi, nei quali non tutto è cattivo, che io opero la redenzione del mondo.
Vedi me in ciascuno di essi, talvolta piagati e sfigurati, ma adora in essi ciò che resta di me e farai rivivere la mia Risurrezione in tutti.
In fondo, c'è una sola categoria di sacerdoti che mi rattrista profondamente. Sono coloro che, per progressi­va deformazione professionale, sono diventati orgogliosi e duri. Volontà di potenza, affermazione del loro « io » hanno progressivamente svuotato la loro anima di quella carità profonda che dovrebbe ispirare tutti i loro atteg­giamenti e tutte le loro pratiche.
Quanto male fa un sacerdote duro! Quanto bene fa un sacerdote buono! Ripara per i primi. Sostieni i secondi. Io perdono molte cose al sacerdote che è buono. Mi ritiro dal sacerdote che si è indurito. In lui non c'è posto per me. Ci soffoco.
Il rumore interiore ed esteriore impedisce a molti uo­mini di ascoltare la mia voce e di comprendere il senso dei miei appelli. È importante perciò che in questo mon­do iperattivo e surriscaldato si moltiplichino le zone di silenzio e di calma, dove gli uomini possano ritrovarmi, conversare con me, donarsi a me liberamente.
Per fare di un paese una comunità cristiana, dove pos­sa svilupparsi ciò che vi è di meglio nell'uomo, bisogna porre questo paese in stato di orazione. Ebbene, i maestri di orazione sono per eccellenza i sacerdoti, e la loro in­fluenza è in rapporto alla loro intimità con me.
Offrimi spesso le sofferenze dei tuoi fratelli sacerdoti: sofferenze dello spirito, del corpo, del cuore; uniscile a quelle della mia Passione e della Croce perché, da tale unione, attingano il loro pieno valore di pacíficazione e di corredenzione.
Chiedi a mia Madre di aiutarti in questa missione e pensaci in modo particolare nella celebrazione della mes­sa, in unione con lei e alla sua materna presenza.
Non dimenticarlo. La redenzione è anzitutto un'opera d'amore prima che un'opera di organizzazione.
Ah! se tutti i tuoi fratelli sacerdoti si decidessero a credere che li amo; che senza di me non possono fare niente, eppure che ho bisogno di essi per potermi mani­festare nella misura che il mio cuore desidera!
Io sono in ciascuna di quelle vergini consacrate che hanno offerto la loro giovinezza e la loro vita al servizio delle Missioni, al servizio della mia Chiesa. Sono presen­te, carità dei loro cuori, energia delle loro volontà, testi­mone dei loro sforzi, dei loro sacrifici, e passo attraverso di esse per raggiungere le anime.
Offrimi queste ostie viventi nelle quali mi nascondo, nelle quali lavoro, prego, desidero.
Pensa alle migliaia di donne che si sono consacrate a me e che hanno ricevuto la missione insostituibile di con­tinuare l'azione di mia Madre nella Chiesa, a condizione di lasciarsi invadere da me nella contemplazione.
Ciò che manca attualmente alla mia Chiesa non sono le dedizioni, le iniziative, le attività, ma la dose proporzio­nata di autentica vita contemplativa.
L'ideale è che vi sia, in un'anima consacrata, molta scienza insieme a molto amore e a molta umiltà. Ma vale di più un po' meno scienza con molto amore e umiltà, che non molta scienza con un po' meno amore e umiltà.
Chiedimi di suscitare nel mondo delle anime contem­plative che, dotate di spirito universale, assumano la par­te di preghiera e di espiazione di molti, attualmente chiu­si ai richiami della mia grazia.
Ricòrdati: Teresa d'Avila ha contribuito alla salvezza di tante anime quanto Francesco Saverio con le sue corse apostoliche; Teresa di Lisieux ha meritato di essere chiamata Patrona delle Missioni.
A salvare il mondo non sono quelli che si agitano, né quelli che architettano teorie; sono quelli che, vivendo intensamente del mio Amore, lo propagano misteriosa­mente sulla terra.
Io sono il Sommo Sacerdote e tu sei sacerdote solo per partecipazione e per prolungamento del mio sacerdozio. Incarnandomi nel seno di mia Madre, la mia Persona divina ha assunto la natura umana ed ho così ricapitolato in me tutti i bisogni spirituali dell'umanità.
In tal modo tutti gli uomini possono e debbono essere inseriti in questo movimento di sacralizzazione; ma il sacerdote è lo specialista, il professionista del sacro. An­che quando lavora, sia pure manualmente, nulla è profa­no in lui. Ma se lavora con lucida coscienza della sua appartenenza a me, se almeno virtualmente egli lavora per me e in unione con me, allora io sono in lui, lavoro con lui alla gloria del Padre mio, al servizio dei suoi fratelli. Egli diventa il mio posseduto, il mio alter ego e in lui io stesso attiro verso il Padre mio gli uomini che egli avvicina.
Condividi le mie preoccupazioni per la mia Chiesa e, in modo particolare, per i miei sacerdoti. Essi sono i miei « prediletti », anche coloro che, sotto l'infuriare della tempesta, provvisoriamente mi abbandonano. Provo grande pietà per loro e per le anime che erano loro affida­te; ma la mia misericordia verso di essi è inesauribile, se sotto l'influsso delle preghiere e dei sacrifici dei loro fra­telli, essi si gettano tra le mie braccia... La loro ordinazio­ne li ha segnati in modo indelebile, e se anche non posso­no più esercitare un sacerdozio ministeriale, la loro vita, raggiungendo la mia oblazione redentrice, può essere un'offerta d'amore di cui io mi servo.
Approfitta del tempo che ti lascio su questa terra, il periodo della tua esistenza in cui puoi meritare, per chie­dermi intensamente che si moltiplichino le anime con­templative, le anime mistiche. Sono esse che salvano il mondo e ottengono alla Chiesa il rinnovamento spirituale di cui ha bisogno.
In questo momento certi pseudo-teologi lanciano ai quattro venti le loro elucubrazioni intellettuali, credono di purificare la fede, mentre non fanno altro che turbarla.
Soltanto coloro che mi hanno incontrato nella preghie­ra silenziosa, nella lettura umile della Sacra Scrittura, nel­l'unione profonda con me, possono parlare di me con competenza, poiché io stesso ispiro i loro pensieri e parlo attraverso le loro labbra.
Il mondo va male. Anche la mia Chiesa è divisa; il mio corpo ne soffre. Grazie di vocazione sono soffocate e muoiono. Satana è scatenato. Come è accaduto nella storia della Chiesa dopo ogni Concilio, egli semina dapper­tutto la discordia, rende gli spiriti ciechi alle realtà spiri­tuali e i cuori duri ai richiami del mio amore.
È necessario che i sacerdoti e tutte le persone consa­crate reagiscano, offrano tutte le sofferenze, tutte le ago­nie dell'umanità congiungendole alle mie, pro mundi vita.
Ah! se gli uomini comprendessero che io sono la sor­gente di tutte le virtù, la sorgente di ogni santità, la sor­gente della vera gioia!
Chi, meglio dei miei sacerdoti, può rivelare queste cose? A condizione, però, che accettino di essere i miei amici intimi e vivano in conseguenza! Tutto ciò richiede dei sacrifici, ma subito ricompensati dalla fecondità e dalla gioia serena che li pervade.
Bisogna accettare di donarmi il tempo che chiedo. Quando mai è accaduto che la fedeltà nel consacrarmi ogni tanto una giornata in esclusiva abbia compromesso il ministero?
Non si sa più fare penitenza; perciò ci sono così pochi educatori spirituali e poche anime contemplative.
Sono tanto contrario al pessimismo e al vittimismo, quanto desidero che non abbiate timore di quella frustra­zione passeggera che può provocare un piccolo sacrificio e una leggera privazione, voluta o accettata per amore.
Rimane sempre vera quella mia parola: Se non fate penitenza, perirete tutti. Ma, se siete generosi, attenti a ciò che il mio Spirito vi suggerisce e che mai nuocerà alla vostra salute e al dovere del vostro stato; se siete fedeli a unirvi all'oblazione spirituale che io non cesso di offrire in voi, contribuirete a cancellare molti peccati della gente e soprattutto molti tradimenti delle persone mie consa­crate; otterrete grazie abbondanti perché questo trava­gliato periodo del dopo-Concilio veda sorgere, in tutti gli ambienti e in tutti i continenti, nuove schiere di santi che insegneranno di nuovo, al mondo stupito, il segreto della vera gioia.
Assunto da me, in persona mea, durante la messa il sacerdote cambia il pane nel mio Corpo e il vino nel mio Sangue.
Assunto da me, in persona mea, al confessionale egli cancella, con l'assoluzione le colpe del peccatore pentito. Assunto da me, in persona mea, compie, o dovrebbe compiere, tutti gli atti del ministero.
Assunto da me, in persona mea, pensa, parla, prega, si nutre, si distrae.
Il sacerdote non si appartiene più, si è dato a me libe­ramente, corpo e anima, per sempre. Perciò non può più essere del tutto come gli altri uomini. Egli è nel mondo, ma non è più del mondo. A un titolo speciale e unico, egli è mio.
Deve cercare di identificarsi a me con la comunione di pensiero e di cuore, con la condivisione delle preoccupa­zioni e dei desideri, con un'intimità sempre crescente.
Deve tendere a esprimere con il suo comportamento qualcosa del mio immenso rispetto nei confronti del Pa­dre mio e della mia bontà inesauribile verso tutti gli uo­mini, chiunque essi siano.
Deve rinnovare continuamente il dono di tutto se stes­so a me perché io sia pienamente in lui quello che deside­ro essere.
Tante anime si lasciano intossicare dal piacere fallace e dall'ideologia inebriante, al punto da rinchiudersi su se stesse e diventare incapaci del libero movimento verso di me. Eppure, io le chiamo, ma non sentono. Le attiro, ma si sono rese impermeabili alla mia influenza.
Per questo ho bisogno urgente delle persone consacra­te. Ah! se si preoccupassero di ricomporre in sé tutte le miserie di questo mondo pazzo e di invocare il mio aiuto in nome di coloro che il demonio tiene incatenati, la mia grazia potrebbe vincere più facilmente molte resistenze.
Le persone consacrate sono il sale della terra. Quando il sale non è più salato, a che cosa può servire? Quando le ho chiamate, hanno detto « SÌ » generosa­mente; e questo non lo dimenticherò mai. Ma piccole debolezze hanno poi occasionato gravi resistenze alla mia grazia, talvolta dietro il pretesto di una urgenza nel com­pimento del dovere di stato.
Se fossero state fedeli ai tempi forti dell'orazione, l'in­timità con me sarebbe stata salvaguardata e le loro attivi­tà apostoliche, lungi dal soffrirne, sarebbero risultate più feconde.
Fortunatamente, esistono ancora nel mondo molte anime fedeli. Sono esse a ritardare, se non a impedire, le grandi catastrofi che minacciano l'umanità.
Chiedi che gli educatori e le educatrici spirituali diven­tino sempre più numerosi. Questo fatto ha reso possibile il rinnovamento della Chiesa dopo le prove della Riforma nel secolo XVI e dopo lo sconvolgimento della rivoluzione francese. Sarà ancora questo che nei prossimi anni facilite­rà una nuova primavera della comunità cristiana e prepa­rerà a poco a poco, malgrado l'accumularsi di ostacoli di ogni tipo, un'era di fraternità e un progresso verso l'unità.
Ciò non impedirà agli uomini di vivere secondo la loro epoca, di interessarsi ai problemi anche materiali del loro tempo; ma procurerà loro luce e potenza per agire sul­l'opinione pubblica dei loro contemporanei e contribuire a soluzioni benefiche.
L'invito a venire a me, lo rivolgo a tutti, ma ho bisogno della collaborazione degli uomini perché questo mio appello sia accolto. La mia forza di attrazione deve passa­re attraverso il riflesso del mio volto nell'anima dei miei membri, in particolare dei consacrati.
Attraverso la loro bontà, la loro umiltà, la loro mitezza, la loro accoglienza, l'irradiazione della loro gioia io voglio rivelarmi.
Le parole, certo, sono necessarie; le strutture sono uti­li; ma ciò che tocca i cuori è la mia Presenza, percepita e quasi sentita attraverso i « miei ». C'è una irradiazione che emana da me e che non inganna.
Questo mi aspetto sempre di più da te.
A forza di guardarmi, di contemplarmi, tu vieni pene­trato, impregnato dalle mie divine radiazioni; e, al tempo opportuno, le tue parole saranno cariche della mia luce e diverranno efficaci.
Il mio Amore per gli uomini non è amato. È a tal punto e così spesso dimenticato, mísconosciuto, respinto! Que­ste resistenze impediscono agli spiriti di aprirsi alla luce e ai cuori di aprirsi alla mia tenerezza.
Per fortuna, ci sono anime umili e generose in tutti i paesi, in tutti gli ambienti di vita e in tutte le età; il loro amore ripara per mille bestemmie, per mille rifiuti.
Il prete dev'essere la prima ostia del suo sacerdozio. L'offerta di se stesso deve congiungersi alla mia, a benefi­cio della moltitudine. Ogni sua scantonata costituisce un mancato profitto per molte anime. Ogni sua accettazione paziente e amorosa vale immediatamente un guadagno prezioso per la mia crescita d'amore in questo mondo.
Abbi fiducia nella mia potenza che risplende nella tua debolezza e la trasforma in coraggio e generosità. Desidero vederti passare un'ora con me vivo nell'ostia, ma non venire mai solo: ricapitola in te tutte le anime che ho legato misteriosamente alla tua e renditi, umilmente, canale delle mie radiazioni divine.
Nulla diventa inutile dei piccoli sacrifici, delle piccole attività, delle piccole sofferenze, se sono vissute in stato di oblazione e di amore ai tuoi fratelli.
Sii sempre più l'ostia del tuo sacerdozio. Un sacerdo­zio che non comporta l'oblazione del sacerdote è un sa­cerdozio monco. Rischia di essere sterile e di intralciare l'opera della mia redenzione.
Il sacerdote è tanto più spiritualizzato quanto più ac­cetta di essere corredentore."

Tratto da “Quando il Maestro parla al cuore”; di Gaston Courtois, Sacerdote.

(da preghiereagesuemaria)