giovedì 1 dicembre 2011

I NOSTRI CARI E IL PURGATORIO

Dal Libro "Il peccato veniale" di don Andrea Beltrami, salesiano avviato agli onori degli Altari, citassi qui alcuni esempi riguardo al Purgatorio.

Un religioso francescano apparve ad un confratello lamentandosi perchè da molto tempo più non lo suffragava. Si scusò questi dicendo che lo pensava in Cielo da molto tempo. Un gri­do lamentevole diede allora il defunto e disse tre volte: Nessun può credere, nessun può crede­re, nessun può credere quanto minuzioso sia il Giudizio di Dio e quanto severa la punizione del­la Sua Giustizia.

Verso il 1850 a Foligno una suora morta in concetto di santità venne a chieder suffragi e mentre diceva: Ahi, quanto soffro! toccò colla palma della mano una porta del convento e vi lasciò impressa l'impronta d'essa come se fosse stata di ferro arroventato, riempiendo la stanza di fumo per il legno bruciato. La porta si conser­va pur ora.

Un religioso francescano comparve a un do­menicano dicendogli: Niente vi è sulla terra che possa dare un'idea delle mie pene! - E per dar­gliene una prova stese la mano su una tavola che tosto andò come in fiamme e vi rimase fonda la impronta carbonizzata.

Un domenicano polacco vide un dì, mentre pregava per i defunti, un'anima purgante che era come un carbone in mezzo ad una fornace ar­dente. Il religioso la interrogò se quel fuoco del Purgatorio era più penetrante che quello della terra. Quell'anima rispose: Ahimè! tutto il fuoco della terra, paragonato a quello del Purgatorio, è come un soffio-d'aria freschissima! - Riprese a dire il religioso: Vorrei farne una prova, a patto che ciò giovasse a farmi scontare un po' del Pur­gatorio che mi toccherà fare. - Ma l'anima repli­cò: Nessun mortale potrebbe sopportarne la mi­nima parte, senza morire all'istante, se Dio non lo sostiene. Se vuoi convincerti, stendi la mano. - Senza temere il religioso stese la mano e l'anima del Purgatorio vi lasciò cader sopra una sola goc­cia del suo sudore. Subito il religioso stramazzò al suolo con grida acute di spasimo. La goccia gli aveva forata la mano lasciandovi una gran piaga profonda. Una anno intero penò fra spasimi tre­mendi causa quella piaga e poi morì, mentre quel fatto, divenuto notorio, rianimò il fervore di tutti i monasteri di quelle contrade.

II ven. Bernardino da Busto racconta che un suo fratellino morto a otto anni, dovette scontare in Purgatorio le mancanze di devozione nelle sue preghiere del mattino e della sera. E il venerabile lo sentì spesso recitarle con gran fer­vore proprio lì dove da vivo le aveva dette con distrazione.

Nella storia dell'Ordine Cistercense si legge che una suora disse, senza necessità, qualche pa­rolina, sia pur sottovoce, in coro durante l'Uffi­zio; e un religioso perchè non aveva chinato il capo al Gloria Patri, come era regola. E compar­vero cinti di fiamme a chieder aiuto ai confratel­li.

Al grande San Martino comparve Vitalina, per la quale egli alla sepoltura non aveva voluto dir il requiem bensì il gloria, tanto era nota la sua vita virtuosa, ed essa gli disse di essere in Pur­gatorio perchè un venerdì si era acconciata i ca­pelli, contrariamente alla regola che lo vietava, essendo il dì della morte del Salvatore.

Un domenicano di gran pietà fu punito atrocemente per il soverchio amore che aveva avu­to per i suoi scritti; e un cappuccino per aver consumato, come cuoco del convento, un po' di legna più del bisogno.

San Pier Damiani dice che san Severino, Ve­scovo di Colonia, dovette scontare in Purgatorio la lieve mancanza di aver anticipato senza biso­gno la recita del Breviario.

Un santo religioso seppe dal suo Angelo Cu­stode che doveva presto morire e rimaner in Pur­gatorio solo finchè gli avessero detta una santa Messa di suffragio. Egli allora se la fece promet­ter da un Confratello. E quando preso dopo quel religioso morì, subito corse a celebrare per lui. Dopo Messa in sacrestia gli apparve il defunto raggiante di gioia che andava in Cielo, ma gli mosse un dolce lamento chè lo aveva lasciato un anno in Purgatorio prima di dirgli la Messa che gli aveva promesso. - Ti inganni, riprese egli, ap­pena spirato eri e io venni tosto a celebrare per te. II tuo corpo morto è ancor caldo - Ohimè! - disse allora il defunto - come son spaventevoli le pene del Purgatorio! Un'ora sola mi è parsa un anno!

Il gran Papa Innocenzo terzo famoso per o­pere di zelo meraviglioso, apparve a santa Lut­garda dopo morto, e di tra le fiamme le annun­ciò che il suo purgatorio doveva durare fino al giorno del Giudizio. San Bellarmino diceva di rabbrividire pensando a ciò e diceva che se a un santo Pontefice toccava questo, cosa sarebbe toccato agli altri?

Santa Perpetua mentre era in carcere prima del martirio si vide apparirle il fratellino defunto che ella pensava in Cielo e invece chiedeva il suo aiuto dal Purgatorio. Era morto di una terribile ulcera che gli aveva sfigurato il volto in vita, era morto a sette anni di età; eppure pativa ancora per espiare. Ardeva di sete e gli era vicina una va­sca di acqua freschissima, ma coll'orlo più alto che la persona sicchè non poteva giungervi.

Nel Libro del Rossignoli "Meraviglie sul Purgatorio" si legge che un pittore aveva in gio­ventù dipinto un quadro con delle nudità; ma se ne pentì e per riparare dipinse da allora in poi sempre devote immagini sacre, e l'ultimo quadro fu un gran lavoro che donò alla Chiesa dei Car­melitani che frequentava, affinchè lo suffragas­sero con Messe dopo la morte. Qualche dì dopo la morte egli apparve a uno di quei religiosi scon­giurandolo di recarsi da quella persona che gli a­veva commissionato quel quadro osceno, e gli di­cesse che lo distruggesse subito, e gli annunciasse anche che Dio gli avrebbe tolto con morte pre­matura i due figli che aveva, causa dei peccato commesso. II quadro fu tosto bruciato, e anche la predizione si avverò.

Santa Margherita Maria Alacoque, mentre pregava per tre anime del Purgatorio, si sentì chieder da Gesù quale volesse ella per prima li­berare. La santa rispose che facesse il Salvatore quanto era di Sua maggior gloria. Ed egli liberò allora quella anima che era di una persona seco­lare, mentre le altre due eran di persone religio­se; e aggiunse che a Lui ispiravano ben poca compassione le persone religiose penanti in Pur­gatorio, perchè in vita avevano avuto tanti mez­zi per raggiungere il Cielo direttamente, e per propria colpa non lo avevano fatto.
La stessa Santa si vide apparire una conso­rella defunta che le domandava aiuto e deplorava di essersi in vita fatta dispensar con troppa facili­tà da certi esercizi della vita religiosa.

S. Luigi Bertrando vide apparirgli un reli­gioso circondato di fiamme che lo supplicò a perdonargli una parola pungente dettagli molti anni prima. Quella sola parola gli aveva fatto fare Purgatorio. E chiese una santa Messa per esser li­berato.

Una santa Religiosa vide in Purgatorio un povero prete le cui dita erano rose e divorate da ulcere schifosissime, perchè in vita aveva fatto il segno di Croce senza la dovuta devozione.

Il famoso padre Nieremberg della Compa­gnia di Gesù, tanto devoto delle anime purganti, mentre a Madrid una notte pregava per esse, si vide comparirgli un confratello, il quale, per aver talora parlato del prossimo con poca carità, ave­va la lingua di continuo bruciata da un ferro ro­vente. Ed era stata la sua devozione alla Madon­na che gli aveva ottenuto di apparir per chiedere aiuto.

Un abate benedettino fu condannato ad a­cerbo purgatorio perchè era stato di uno zelo troppo austero con i suoi monaci, che lui voleva tutti santi e perfetti insistendo con eccessiva se­verità. E comparve a Santa Lutgarda, sua peni­tente in vita, chiedendo aiuto. E la santa si fla­gellò e pregò e fece gran penitenze per lui. Ma con tutto ciò per molto tempo non riuscì a libe­rarlo. Solo quando ella offrì infine se stessa co­me vittima di espiazione, solo allora il monaco fu liberato e le annunciò che ben undici anni an­cora avrebbe egli dovuto star in Purgatorio se el­la non l'avesse aiutato.

Il beato Stefano, francescano, che soleva passar ogni notte lunghe ore davanti al SS. Sacra­mento, vide una volta seduto in coro un religioso incapucciato e gli chiese chi era. "Sono un reli­gioso di questo monastero - rispose egli - condan­nato dalla Divina Giustizia a fare qui il mio Pur­gatorio per le imperfezioni commesse qui nella recita del Divino Uffizio". Il beato Stefano allo­ra cominciò a pregar per lui e vide che ne aveva molto sollievo, e per molte notti avvenne questo, finchè una volta, dopo la recita del De profundis con gran gioia egli partì, chè la prova era finita.

Narra santa Margherita M. Alacoque: "Una volta vidi in visione una religiosa morta da un pezzo, e mi disse che soffriva tantissimo in Pur­gatorio, e per di più da un po' di tempo la Giu­stizia di Dio le aveva inflitto una pena incompa­rabile: la vista cioè di una sua parente precipi­tata nell'inferno. Dopo tal visione avuta in sogno mi svegliai ma così afflitta e con tali pene, da parermi che quell'anima mi avesse impresso le sue; e il corpo lo sentivo così rotto che potevo appena muoverlo. Io ne facevo poco conto di quel che credevo un sogno, ma quell'anima mi forzò a pensar ad essa, pressandomi così forte­mente, che proprio non mi dava riposo, dicen­domi di continuo: Pregate il Signore per me! OffriteGli i vostri patimenti, uniti a quelli di Gesù Cristo, per sollevare i miei. Datemi il meri­to di tutto quello che farete fino al primo vener­dì di maggio, in cui vi comunicherete per me. E io feci così, col permesso della mia Superiora. Ma la mia pena aumentò tanto; che mi oppri­meva senza lasciarmi prender alcun sollievo. La Superiora perciò mi fece andare a letto a prende­re un po' di riposo. Ma appena vi fui, vidi l'infeli­ce accanto a me che mi diceva: Eccoti nel tuo letto ben comoda! guarda me invece coricata in un letto di fiamme; ove soffro mali intollerabili! - E mi dava a vedere quell'orribile letto, che mi fa fremere ogni volta che ci penso. Infatti la par­te di sopra di esso era formata di punte acute, tutte infuocate, che le entravano nelle carni; e mi diceva che ciò era per cagione della sua pigri­zia e negligenza avuta nella osservanza delle rego­le, e per le sue infedeltà verso Dio... "Mi strazia­no il cuore con pettini di ferro ardenti - diceva poi - e questo è il mio più crudele dolore: e que­sto è a punizione dei pensieri di mormorazione e di disapprovazione, in cui mi sono trattenuta contro i miei Superiori. La mia lingua è mangia­ta da vermi, e ciò in punizione delle mie parole contro la carità; e per i mancamenti all'osservan­za del silenzio, ecco, vedi la mia bocca intera­mente ulcerata da piaghe! Ah, vorrei bene che tutte le anime consacrate a Dio mi vedessero in questi terribili tormenti! Se potessi far loro sen­tire la grandezza delle mie pene e quelle prepara­te a tutti coloro che vivono negligentemente nel­la loro vocazione, oh, senza dubbio esse cammi­nerebbero con un ardore ben diverso nell'esatta osservanza delle loro regole, e si guarderebbero bene dal cadere nei difetti che ora fan me tanto soffrire! - Tutto ciò mi eccitava al pianto, e le monache, credendo che io avessi male, mi vole­van dare dei rimedi, ma allora quell'anima mi disse: - Si pensa bene a sollevare i tuoi mali; nes­suno invece pensava sollevare i miei! Ohimè! Ep­pure un giorno di esatto silenzio di tutto il Mo­nastero guarirebbe la mia bocca ulcerata! Un al­tro giorno passato nelle pratiche della carità, senza commettere alcun fallo, medicherebbe la mia lingua piagata! Un terzo giorno passato sen­za fare la minima mormorazione nè critica con­tro il prossimo, guarirebbe il mio cuore strazia­to!" - Quell'anima, dopo che le fu applicata la Comunione ch'io feci per lei, mi disse che i suoi orribili tormenti erano ben diminuiti, anche perchè aveva avuto la applicazione di una Messa in onore della Passione; ma aggiunse che doveva pe­rò rimanere ancora a lungo nel Purgatorio, e pa­tirvi le pene riserbate alle anime negligenti nel servizio di Dio. Così scrisse la Santa.
Il di lei Padre spirituale, il beato Claudio de la Colombiere, gesuita, dovette stare in Purgato­rio fino al momento della sepoltura del suo cor­po, e ciò per qualche negligenza sua nel fare atti di amor a Dio.

Le sante compagne di Teresa d'Avila, Dot­tore di Santa Chiesa e Riformatrice del Carmelo, quasi tutte dovettero fare un po' di Purgatorio. E nelle moltissime visioni che la Santa ebbe sulla sorte futura delle anime, tre sole Ella dice di a­verne visto volare direttamente in Cielo. Una era del gran penitente San Pietro d'Alcantara, cele­bre per le sue mortificazioni. Eppure a quei tem­pi vivevano persone molto illustri per santità!

Santa Geltrude vide un giorno il demonio che con gran cura raccoglieva i fiocchi di lana che le suore del Monastero lasciavan cadere nel filare; e comprese che sarebbero stati tutti pre­senti al tribunale di Dio, come difetti contro la povertà da espiare in Purgatorio.

Sant'Alfonso racconta che un monaco non teneva conto dei pezzetti di pane avanzato a mensa e in morte si vide venirgli innanzi il diavo­lo con un sacco che li conteneva tutti e disse: Ci rivedremo tra breve al Tribunale di Dio! Que­sti tozzi di pane saran tanti carboni ardenti nel tuo purgatorio!

Dal libro "Le Divine parole" di P. Augusto Saudreau O.P.
Nostro Signore fece conoscere a Margherita da Cortona che i di lei genitori eran usciti dal Purgatorio. "Rallegrati, figlia, le disse, perchè o­ra tua madre fu liberata dal Purgatorio ove stette dieci anni". Riguardo al padre della Santa, le disse: "Ti annuncio che tuo padre, per cui mi pregasti con tanta istanza, è uscito dal Purgato­rio. Non aver inquietudine riguardo alla sua vita passata, che tu conosci; perchè le pene del Purga­torio son di varie specie, ed egli ha sofferto le più afflittive, perchè volevo liberarlo più presto purificandolo più terribilmente". - "Riguardo ai tre defunti per cui mi pregasti con insistenza, ti dirò che non sono dannati, contrariamente alla opinione di quelli che li giudicano. Però essi deb­bono sopportare supplizi così spaventosi, che, se non fossero visitati dagli angeli, si crederebbero dannati, tanto si trovano vicini a quelli che lo so­no. Per questo i loro eredi dovrebbero celebrare un grande anniversario, contribuendo largamente alla costruzione del nuovo oratorio del B. Fran­cesco, affinchè le lacrime che vi si verranno a versare mitighino le pene che quelli incorsero per l'ingiustizia del loro commercio. Per questo pec­cato la Mia Giustizia, esigerebbe ch'essi la subis­sero sin alla fin del mondo; nondimeno, in grazia delle tue preghiere, essi non vi resteranno che vent'anni. Compiuto questo tempo, la Madre Mia li libererà e li introdurrà nella eterna Gloria".

Pregava un dì suor Matilde per un curato che era morto di recente. Ella vide la sua anima rivestita di una grande dignità, però ancora in at­tesa della gloria del Cielo. Gli chiese il perchè di quella dignità, ed egli rispose: "Perchè amavo la solitudine e pregavo il Signore con gran rispe­tto". Domandò ancora Matilde: "E perchè non ve ne siete subito volato cogli angioli?" - Rispose egli allora: "La gloria che io devo ricevere perchè vissi puramente nello stato clericale è così gran­de che io non vi posso ancor pervenire".

Santa Brigida, pregava per un vecchio sacer­dote eremita di gran virtù, la cui salma, già por­tata in chiesa, aspettava la sepoltura. La Santissi­ma Vergine le apparve e le disse: "Sappi, figlia mia, che l'anima di questo eremita, amico mio, sarebbe entrata in Cielo subito dopo la sua mor­te, se avesse avuto nel morire un perfetto deside­rio di vedere e possedere Iddio. Questo fa sì che egli sia or trattenuto nel Purgatorio di desiderio ove non vi è altra pena che il desiderare di giun­gere a Dio; ma prima che il suo corpo sia nella tomba, l'anima sua sarà in Cielo".

S. Brigida vide un Re che era in Purgatorio; alla sua sinistra stava un demonio e alla sua de­stra un angelo. Si fece udire la voce del Giudice che diceva: "Tu o demonio non puoi avere que­st'anima, a motivo del suo splendore, e tu, o an­gelo, non la puoi toccare, a motivo della sua im­purità. Il giudizio vuole che tu, demonio, la puri­fichi, e che tu, angelo, la consoli, finchè sia giun­ta alla gloria eterna. E a te, o anima, è permesso di guardare l'angelo e di prendere consolazione da lui. Tu parteciperai al Sangue di Gesù Cristo, alle preghiere della Madre Sua e della Chiesa". E la Santa vide il demonio torturare orribilmente quell'anima e rinfacciarle i suoi peccati, ma la anima sollevava gli occhi verso l'angelo, non di­cendo nulla ma indicando col suo atteggiamento ch'ella era consolata da Lui e che presto ella sa­rebbe stata liberata dalle sue pene.

Santa Geltrude pregava per frate Ermanno, converso, morto di recente. Essendole stata mo­strata quest'anima, che era in Purgatorio, ella le domandò: "Per quale motivo, per quale mancan­za soffrite voi di più?" - ed egli: "Per la mia volontà propria: anche quando facevo del bene, preferivo farlo di mia testa anzichè seguire il pa­rere altrui. Io ne soffro adesso una così gran pe­na che, se si riunissero tutte le pene che oppri­mono il cuore di tutti gli uomini, non vi sarebbe nulla di simile a quello che io soffro!" - Geltrude allora prese a recitare il Padre nostro per lui, e giunta essa alle parole "perdonateci i nostri de­biti come noi li rimettiamo tali peccati" quella anima prese un'aria piena di ansietà e disse: "Quando ero nel mondo, peccai molto per non aver facilmente perdonato a quelli che avevano agito contro di me: serbavo per molto tempo un contegno serio con loro, e adesso, quando sento quelle parole, io soffro una vergogna intollerabi­le e piena di ansietà". Offrendosi per quest'ani­ma il santo sacrifizio, parve che ella ne fosse me­ravigliosamente allietata e glorificata. Geltrude chiese allora al Signore: "Quest'anima ha ora soddisfatto a tutto ciò che doveva soffrire?" Rispose il Signore: "Ha soddisfatto di più di quel che potresti tu ed altri pensare, tuttavia non è talmente purificata da poter essere ammessa a godere la mia presenza. Ma la sua consolazione e il suo sollievo vanno ora sempre più crescendo a misura che si prega per lei. Nondimeno le vostre preghiere non possono soccorrerla tanto pronta­mente quanto invece lo farebbero se ella non a­vesse commesso in vita quella mancanza di mo­strarsi dura e inesorabile e di non piegare la sua volontà a quella altrui, non volendo ammettere quello che essa non aveva nella volontà sua".

Apparve a santa Geltrude una defunta che aveva agli orecchi una dura cartilagine che biso­gnava raspare duramente con le unghie fino a che non fosse scomparsa. Ciò era in pena di ave­re essa ascoltato le mormorazioni e le maldicen­ze. Di più ella aveva la bocca internamente rico­perta d'una pelle spessa che le impediva di gusta­re le dolcezze divine; e questo ella lo soffriva per aver detto qualche maldicenza. Intorno alla qual cosa Geltrude ricevette dal Signore questa istru­zione: "Se quest'anima, che si era resa di ciò col­pevole per semplicità, e se ne era sovente penti­ta, aveva meritato tali castighi, quelli che com­mettono la medesima colpa con persistenza sof­frono assai di più; per loro quella pelle è guarnita di piccole punte che li pungono dalla lingua al palato e dal palato alla lingua, li lacerano doloro­samente e producono una detestabile marcia".

Suor Matilde pregava per l'anima di una persona che era stata uccisa, come viveva, nel peccato. Nostro Signore disse alla Sua Serva: "Sette anni di digiuni, e sette quarantene non sa­rebbero che una goccia d'acqua in un gran fuo­co. Costui starà trent'anni senza nulla ottenere da me, perchè per un orgoglio insensato, egli ha perduta la vita trent'anni prima del termine che gli era stato assegnato; bisogna che egli mi paghi codesti anni nelle pene!" Chiese allora Matilde: "E come si salvò egli?" Gesù rispose: "Quando egli udiva la mia parola, era commosso e sospira­va; io lo ricompensai permettendo che nei suoi ultimi momenti sospirasse pe' suoi peccati.

Santa Veronica Giuliani parla nel suo Dia­rio di "anime scordate" alle quali il Signore non applica, per un certo tempo nè le preghiere della Chiesa nè quei suffragi che per loro fan parenti o amici. Anche santa Geltrude aveva saputo che quando un'anima è in Purgatorio per avere com­messo certe colpe numerose e gravissime, ella non può essere aiutata dai suffragi comuni della Chiesa, e per un tempo fissato dalla Giustizia di Dio ella non riceve quella continua rugiada, quel balsamo pieno di soavità, quella rinfrescante be­vanda. La Santa aveva ottenuto che un'anima che le si raccomandava e che era in tal condizio­ne, fosse subito liberata da tale ostacolo. Ella Chiese al Signore con quali travagli e con quali preci si poteva ottener a queste anime sì disgra­ziate siffatta grazia; e Gesù rispose: "Tu non puoi fare alcun lavoro, nè alcuna preghiera che possa recare all'anima sì potente soccorso, per­chè ciò non può ottenersi tutto ad un tratto se non per effetto di un amore simile a quello che hai provato or ora. Ebbene: questo è un favore che non si può avere, salvo che io non lo dia. Pa­rimenti un tal soccorso non può essere accordato ad un'anima dopo la morte, salvo che ella non lo abbia meritato, per una grazia speciale, in que­sta vita. Sappi però che una tal pena può essere, a lungo andare, sollevata mediante preci e buone opere compiute con fedeltà dagli amici di questa anima. Questo tempo è più o meno lungo, a se­conda che i suoi amici vi mettano per lei più de­vozione e più amore, e anche secondo quant'ella meritò ciò durante la vita".

Maria Giuseppa Kumi, in un tempo in cui era in preda a prove spaventevoli, udì queste su­perne parole: "L'uomo deve piuttosto desiderare di restar sopra la terra con tutte le calamità, al fine di purificarvisi, anzichè passare un sol gior­no nelle fiamme del Purgatorio".

Essendo morta nel Monastero di Hefta una novizia ferventissima, santa Geltrude la vide co­me una vergine che andava a presentarsi al suo sposo, e il Signore presso di lei, che per virtù del­le sue cinque Piaghe dava a quell'anima gioie dol­cissime e la consolava con ogni sorta di carezze. Nondimeno la defunta appariva triste, e se ne meravigliava Geltrude. Ma il Signore le disse: - Or ella dalla mia presenza non riceve che le dolcezze della mia Umanità, che non possono pienamente consolarla. Con ciò io la ricompenso della devo­zione ch'ella ebbe per la mia Passione nei suoi ul­timi momenti; ma quando ella sarà poi piena­mente purificata delle negligenze della sua vita passata, allora godrà della presenza della mia Di­vinità e la gioia che ne riceverà, la consolerà sen­za riserva". Chiese poi Geltrude: "Come mai le negligenze della sua vita passata non furono tut­te riparate dalla devozione che ella manifestò ne­gli ultimi istanti?"' Gesù rispose: "Quando un uomo giunge all'estremo per la perdita delle sue forze, il suo mondo ordinario di vivere continua in certo qual modo sino alla fine, perchè egli non ha più la forza, ma solo la volontà. Se per un ef­fetto della mia gratuita Bontà, io gli do allora una buona volontà, un desiderio pio, egli ne ha ben il profitto, ma però non a tal punto da can­cellare tutte le macchie delle negligenze passate, come avrebbe potuto verificarsi se nella pienezza della sua salute e delle sue forze egli avesse posta tutta la sua buona volontà per riformarsi". Chie­se poi la Santa: "La vostra così tenera misericor­dia, o Signore, non potrebbe assolvere da tutte le sue negligenze quest'anima, a cui fin dalla sua in­fanzia Voi avevate dato un cuore affettuoso per tutti e una carità così benevola?" Rispose il Signore: "Io ricompenserò con sovrabbondanza l'affetto del suo cuore e la sua carità grande, pe­rò in forza della Mia Giustizia è dopo che sia cancellata ogni minima macchia di negligenza! ­E il Signore, facendo una carezza alla novizia, aggiunse: "Questa mia sposa è su questo punto perfettamente d'accordo colla Mia Giustizia. E allorchè essa sarà purificata, la gloria della Mia Divinità saprà ben ricompensarla!"

Francesca della Madre di Dio pregava inten­samente per una suora del suo convento, che ella vedeva soffrire in Purgatorio. Nostro Signore le fece vedere che aveva una cura speciale della sua liberazione, ispirando a molte persone di recitar preghiere e far buone opere per lei. E stimolava Francesca perchè pur lei facesse per la defunta lunghe discipline e portasse il cilizio. E le disse: "Io sono fedele; e siccome ella ebbe cura di ono­rarmi durante la sua vita, così io adesso ho cura di lei". Il dì seguente aggiunse: "Mi si offra tutto quello che si desidera fare per lei e io lo riceverò e glielo applicherò come se fosse compiuto di fatto". Qualche tempo dopo, alle replicate istan­ze di Francesca, Nostro Signore disse: "Io sono santo e la mia santità non può soffrire alcuna im­purità. Io ho maggior desiderio di liberarla che non ne abbiate voi e lei stessa; ma bisogna che si compia la mia ordinazione. Io eccito a pregare per lei. E Francesca vedeva questo divin Salvato­re come un gran Re che distribuisce ed applica tutti i suoi propri meriti e le opere buone che si fanno per ciascuna delle anime purganti secondo la fedeltà che Gli prestarono quando erano sulla terra. Vedeva altresì che Nostro Signore ha un così grande amore per quelle povere anime che, quando si prega per loro, ciò gli procura una sin­golare contentezza.

Disse un dì il Salvatore a S. Margherita da Cortona: "Fa' sapere ai Frati Minori che si ricor­dino delle Anime del Purgatorio! Sono esse così numerose che appena si può crederlo; e, purtrop­po, sono esse assai poco soccorse dai loro amici, e di' ai tuoi Confratelli che i religiosi che si im­mischiano negli affari del secolo, in Purgatorio soffriranno dei grandi supplizi".

Venne a morire una persona che durante la sua vita aveva pregato molto per le anime del Purgatorio, ma che per fragilità umana era stata negligente nell'obbedienza, preferendo a questa virtù le austerità. S. Geltrude la vide fregiata di vari ornamenti, ma con un carico di pietre così pesante che ci vollero parecchie persone per con­durla davanti al Signore. Quelle conduttrici - fu detto alla Santa - erano le anime che ella aveva liberato dal Purgatorio; quegli ornamenti erano le preghiere che aveva fatto per esse; e le pietre così pesanti eran le sue colpe di disobbedienza. Disse allora il Signore: "Queste anime, spinte dalla riconoscenza, non mi lasciano farla passare per il Purgatorio ordinario, però bisogna pure che ella sia purificata delle sue colpe di disobbe­dienza e di suo proprio giudizio".

Al fine di eccitare lo zelo di S. Geltrude in favore delle anime del Purgatorio, il Signore le disse: "Supponi un Re che ritenesse in prigione alcuni dei suoi più grandi amici e che li rimette­rebbe volentieri in libertà se la giustizia non glie­lo impedisse; spinto dal desiderio della loro libe­razione e, vedendo che da se stessi non possono contribuirvi, supponi che questo Re accettasse con gioia che qualcuno pagasse, con oro o argen­to o in altro modo, ciò che fosse necessario per il saldo del loro debito. Ebbene: in questo modo io accetto tutto ciò che mi vien offerto per la li­berazione delle anime che riscattai col mio pre­zioso Sangue; allora io ho l'occasione di libe­rarle dalle loro pene e di condurle alle gioie che son loro preparate da tutta l'eternità". Chiese poi Geltrude: "Quanto Vi è gradita, o Signore, la pratica devota della recita del Salterio in uso qui?" Egli rispose: "Essa mi è così accetta come se, coi loro denaro, riscattassero me stesso dalla schiavitù, ogni volta che un'anima è liberata dal­le loro preghiere. E certissimamente io ciò glielo contraccambierò a tempo opportuno nella mi­sura che comporta la Onnipotenza della Mia li­berale Bontà".

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(tantissimo altro su:
http://www.preghiereagesuemaria.it/libri/i%20nostri%20cari%20e%20il%20purgatorio.htm)